Saluti del Segretario Generale (Ulisse) e del Comitato Centrale

(nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

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22 novembre 2016

Ai membri della Federazione Toscana del Partito dei CARC


Cari compagni, vi ringrazio dell’invito e della possibilità che date a noi del (nuovo) Partito comunista italiano di parlare a tutti i partecipanti alla presentazione dell’opuscolo di Pippo Assan, Cristoforo Colombo . Approfitto del vostro invito alla Festa della Riscossa Popolare promossa dal Partito dei CARC, che ci è fratello nella lotta per costituire il Governo di Blocco Popolare, anche per mandare pubblicamente un saluto ai compagni delle Brigate Rosse ancora prigionieri della Repubblica Pontificia, testimoni viventi della ferocia della borghesia imperialista e del suo clero, ma testimoni anche della paura e della debolezza degli sfruttatori che opprimono le masse popolari italiane, devastano e saccheggiano il nostro paese e spremono profitti per conto dei gruppi imperialisti europei, americani, sionisti e altri. Oggi nelle carceri della Repubblica Pontificia, a Terni, ad Alessandria, a L’Aquila, a Latina, a Rebibbia e altrove, sono ancora rinchiusi più di venti prigionieri delle BR. La solidarietà nei loro confronti è un onore e un dovere per chi vuole farla finita con la Repubblica Pontificia, incarnazione italiana del capitalismo e del sistema imperialista mondiale: rafforza tutti i lavoratori in lotta. I loro nomi, i nomi di Cesare Di Lenardo, di Michele Mazzei, di Maria Cappello, di Fabio Ravalli, di Stefano Scarabello, di Susanna Berardi, di Carlo Garavaglia, di Nadia Lioce e di tanti altri, assieme ai nomi dei nostri caduti nella lotta politica e sindacale, dovrebbero ornare e domani orneranno le piazze e le vie del nostro paese, che oggi invece sono infangate dai nomi di profittatori e carnefici dei lavoratori italiani, di uomini politici della Monarchia Sabauda, del regime fascista e della Repubblica Pontificia e di nani e ballerine, pagliacci e ciarlatani che si sono esibiti al loro servizio.

La lotta condotta dalle Brigate Rosse negli anni ’70 ha lasciato una segno profondo nella lotta che oggi dobbiamo condurre per porre fine al catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista e il suo clero ci impongono. Dopo i gruppi marxisti-leninisti, le BR hanno incarnato il secondo tentativo di ricostruire il Partito comunista italiano. Il PCI fondato nel ‘21 era cresciuto nonostante la feroce persecuzione del regime fascista, della Monarchia dei Savoia e del Vaticano che avevano fatto morire Antonio Gramsci, era stato promotore e protagonista eroico della Resistenza contro i nazifascisti, ma era poi stato corrotto e disgregrato dai revisioni moderni della scuola di Krusciov, di Togliatti e dei loro compari e successori con una pratica di sottomissione dei lavoratori alla borghesia e al clero contrabbandata con la tesi che era possibile conciliare gli interessi dei capitalisti con un progresso continuo delle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari, con la linea della “via parlamentare al socialismo” e delle “riforme di struttura”. L’ala sinistra del PCI e anche i gruppi marxisti-leninisti erano paralizzati dalla concezione che la rivoluzione socialista era un evento che doveva prima o poi scoppiare. L’innovazione portata dalle Brigate Rosse fu che la rivoluzione era un processo e iniziava da subito. Nel movimento rivendicativo di massa allora nascevano spontaneamente mille iniziative di lotta armata. Le BR diedero a questo movimento la prospettiva della conquista del potere e, come primo passo in questa direzione, l’obiettivo della ricostruzione del partito comunista: era far fare al movimento di massa quale era, il passo necessario per far avanzare la rivoluzione socialista.

Bisogna parlare chiaramente, capire e imparare dalla lotta condotta dalle Brigate Rosse tenendo conto che la Repubblica Pontificia bolla il bilancio scientifico della loro eroica lotta come apologia di reato. Noi del (nuovo) PCI abbiamo imparato dal loro esempio e riflettuto anche sulla loro sconfitta. Per questo abbiamo un’alta stima del contributo che i promotori e i membri delle BR hanno dato al movimento comunista.

L’opuscolo di Pippo Assan spiega in cosa consisteva il risultato più importante della lotta condotta dalle Brigate Rosse: erano diventate il centro verso cui convergeva la fiducia di tutti i membri delle masse popolari decisi a instaurare il socialismo e insofferenti della via parlamentare al socialismo e, in primo luogo, il centro su cui si appuntava la fiducia degli operai che volevano il socialismo. Spiega anche i motivi della loro sconfitta. Le Brigate Rosse sono state sconfitte perché il successo della lotta che avevano condotto poneva loro compiti superiori nella costruzione del Partito comunista e nella costruzione di un solido, più profondo e più vasto legame con gli operai, con gli altri lavoratori e con il resto delle masse popolari, nelle condizioni concrete della nuova crisi generale del capitalismo che iniziava proprio negli anni ’70 ed esse, invece di assimilare e applicare più a fondo la concezione comunista del mondo, il marxismo-leninismo-maoismo, se ne allontanarono sempre di più. La concezione comunista del mondo è la scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia. Per porre fine al capitalismo, per instaurare il socialismo e costruire il nostro futuro dobbiamo guidare le nostre attività con il marxismo-leninismo-maoismo, conoscerlo e applicarlo, come per costruire un lungo ponte o un grande edificio bisogna conoscere la scienza delle costruzioni e applicarla. Invece le BR si lasciarono incantare dalla cultura che già allora era di moda, che va sotto il nome di Scuola di Francoforte. La borghesia la sponsorizzava in mille modi nelle università e nelle case editrici. I revisionisti moderni avevano infiltrato nei posti chiave del movimento comunista intellettuali e politicanti che la diffondevano travestendola da marxismo creativo. Marcuse era presentato come il profeta della rivoluzione che bisognava fare anche se la Scuola di Francoforte in realtà negava perfino le tesi fondamentali del marxismo: il materialismo dialettico e il materialismo storico, il contrasto tra il carattere collettivo delle forze produttive della nostra società e il rapporto di produzione capitalista e sosteneva invece che la classe operaia si era integrata nel sistema capitalista e non era più la classe portante della rivoluzione socialista e del socialismo. Per questo le BR scivolarono nella concezione militarista: la loro lotta armata doveva colmare l’arretratezza delle attività delle masse popolari (teoria della sostituzione).

Senza la concezione comunista del mondo è impossibile condurre con successo la rivoluzione socialista, quindi le Brigate Rosse sono state sconfitte e i grandi risultati della loro lotta si sono dispersi. Tutto questo l’opuscolo di Assan lo spiega in dettaglio. Noi abbiamo imparato la lezione, abbiamo dovuto imparare la lezione e ricominciare da capo.

Capire il bilancio che Assan espone nell’opuscolo Cristoforo Colombo oggi è importante perché invece la cultura corrente porta la sconfitta delle BR come dimostrazione che è impossibile fare la rivoluzione e instaurare il socialismo. Gli stessi protagonisti della lotta che non hanno fatto un giusto bilancio della loro sconfitta dicono e credono che sono stati sconfitti dalla forza e ferocia della borghesia (la prigione, le torture, lo stato d’assedio, ecc.) con la complicità di membri del PCI [Guido Rossa è il più celebre] indotti dai dirigenti a collaborare con la polizia e i carabinieri. La borghesia, il clero, la sinistra borghese avvalorano questo bilancio e aggiungono la denigrazione dei compagni. Questo bilancio è sbagliato, ma è utile alla borghesia perché esalta la sua forza ed è disfattista: infatti ne viene la conclusione che la lotta rivoluzionaria è impossibile, che la borghesia è troppo forte, che la clandestinità è impossibile, che la rivoluzione socialista o è qualcosa che scoppia o non c’è. È come per l’Unione Sovietica che si è disgregata alla fine degli anni ’80. La borghesia e i disfattisti nascondono l’opera subdola e distruttiva condotta per più di trent’anni nell’Unione Sovietica dai revisionisti alla Krusciov, alla Breznev e loro complici e propagandano la conclusione che la Rivoluzione d’Ottobre era sbagliata, che i comunisti di Lenin e di Stalin hanno sbagliato a prendere e a tenere il potere, che il movimento comunista è stato una “successione di errori e orrori”, come ha sintetizzato Fausto Bertinotti e continuano a ripetere Paolo Ferrero e la sua compagnia. Il bilancio disfattista delle Brigate Rosse pesa su tutti quelli che non fanno il bilancio che Assan presenta nel suo opuscolo e si combina con il bilancio disfattista della Resistenza, dell’Unione Sovietica e di tutta la prima ondata della rivoluzione proletaria.

In positivo le Brigate Rosse hanno lasciato un esempio di dedizione eroica alla causa dell’emancipazione dell’umanità dal capitalismo, della capacità di persone semplici di ribellarsi e tenere in scacco la borghesia e tutto il suo potente apparato di repressione e di intossicazione. “Ci vorrebbero le Brigate Rosse!” fu per molto tempo, nei momenti di esasperazione, un’esclamazione e un pensiero degli oppressi che avevano vissuto quegli anni. È questo esempio che noi esaltiamo, forti del bilancio che Assan presenta.

La situazione oggettiva è favorevole alla rinascita del movimento comunista. La rivoluzione socialista è necessaria, è l’unica via per porre fine al corso catastrofico delle cose. La rivoluzione socialista è possibile. È una guerra che si conduce giorno dopo giorno costruendo il nuovo potere finché sfocerà nella sua vittoria, l’instaurazione del socialismo. La conduciamo giorno dopo giorno non solo arruolando nuovi membri nel partito e formandoli ad essere e agire da comunisti nella lotta di classe, ma mobilitando gli elementi avanzati delle masse popolari e anzitutto i lavoratori avanzati delle aziende capitaliste a organizzarsi, a mobilitare anche il resto delle masse popolari a far fronte alle autorità e ai capitalisti, a creare le condizioni per costituire un loro governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare. È su questo terreno che si sviluppa la nostra collaborazione con il Partito dei CARC che è per noi un partito fratello.

Per condurre questa guerra fattore chiave è la fiducia che vinceremo, che possiamo vincere, che dipende da noi. Per questo dobbiamo anche condurre una lotta nel campo delle idee e della visione del mondo, per vedere chiaramente la realtà, quindi per la ricerca scientifica a proposito delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia e contro le concezioni empiriste o fataliste, che portano al disfattismo. Saccenti professori e politicanti falliti vanno dicendo che oggi gli insegnamenti di Lenin, di Stalin e di Mao non servono più o servono a ben poco. Anche se non osano rinnegare la loro opera, dicono che la situazione è radicalmente diversa, che la classe operaia delle fabbriche non esiste più, che esistono solo lavoratori dispersi e precari, che la borghesia ha raggiunto il “controllo sociale totale”, che il modo di lavorare è cambiato perché invece delle macchine utensili si usano le stampanti tridimensionali, per mille altre ragioni che prendono spunto da elementi della realtà interpretati però unilateralmente fino a stravolgerla. In realtà oggi nonostante delocalizzazioni e ristrutturazioni, nelle aziende capitaliste ci sono ancora più operai di quanti ce n’erano alla fine della Resistenza, sia in numero assoluto sia come percentuale della popolazione. Per instaurare il socialismo gli operai devono egemonizzare non più come negli anni ’40 e ’50 contadini dispersi nelle campagne e vittime degli agrari, dei curati e dei carabinieri, ma lavoratori dispersi e precari in gran parte riuniti nelle città. Il fattore chiave, determinante per fare con successo la rivoluzione socialista è, oggi come lo era ieri, un partito comunista che padroneggia e applica con creatività e abnegazione il marxismo-leninismo-maoismo senza riserve né intellettuali né morali. Noi vogliamo essere questo e una scuola di formazione per tutti quelli che decidono di associarsi con noi.

È l’appello che rivolgiamo a ogni persona di buona volontà, a ogni lavoratore avanzato, a ogni giovane e a ogni donna generosi, capaci di dedicarsi a un’impresa difficile ma necessaria e destinata alla vittoria.

Siate solidali con i compagni prigionieri. Fate loro comprendere che il loro esempio ispira, che la loro lotta ha gettato semi che germogliano in un contesto diverso da quello che loro vedevano e in forme diverse da quelle che loro praticavano, imparando anche dalla loro sconfitta.

Siate rigorosi nel pensare. La borghesia fa di tutto per distogliere le masse popolari dal fare la rivoluzione, pone mille ostacoli a che imparino a pensare. Ma non è in grado di impedire a noi comunisti né di pensare né di ispirare le masse popolari e mobilitarle per fare la rivoluzione socialista fino a instaurare il socialismo.

Il terreno è fertile e la stagione propizia per avanzare nella rivoluzione socialista.

A nome di tutti i membri del (nuovo) Partito comunista italiano auguro successo al vostro lavoro.

Compagno Ulisse, segretario generale del Comitato centrale del (n)PCI.